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Sostegno alle funzioni intestinali e al microbiota

Sostegno alle funzioni intestinali e al microbiota

L’obesità è una patologia multifattoriale: al suo sviluppo concorrono fattori genetici e ambientali tra cui lo stile di vita e la dieta. La ricerca, negli ultimi anni, ha evidenziato anche il ruolo del microbioma umano nel contributo all’epidemia globale di sovrappeso e obesità: il microbioma è un network che correla geni, ambiente e sistema immunitario.

Il microbioma intestinale è coinvolto nel controllo del peso, nell’omeostasi energetica e nello sviluppo di infiammazione e può favorire l’incremento del tessuto adiposo attraverso diversi meccanismi, tra cui l’aumento dell’estrazione di energia dai cibi, la regolazione del senso di fame e sazietà mediante la modulazione dell’asse intestino-cervello e l’aumento dell’infiammazione dovuta al rilascio di lipopolisaccaride (LPS) dal microbioma disbiotico.

L’assunzione di fibre e alimenti prebiotici favorisce la produzione degli acidi grassi a catena corta ( SCFAs) propionato, acetato e butirrato: questi acidi grassi interagiscono con specifici recettori(GPR41 e 43) modulando la sensibilità all’insulina e regolando l’accumulo di trigliceridi nel tessuto adiposo.

La barriera intestinale svolge un ruolo fondamentale nell’omeostasi intestinale e nella regolazione dei network di comunicazione tra i microrganismi e l’organismo umano; in presenza di disbiosi e alterazioni della barriera intestinale, il LOS può traslocare nel torrente circolatorio, attivare la risposta infiammatoria e aumentare stress ossidativo e resistenza all’insulina nei tessuti periferici ( muscolo, fegato)

Nei soggetti sovrappeso e obesi, inoltre, il milieu infiammatorio prodotto dal tessuto adiposo favorisce l’insorgenza di alterazioni dell’integrità e delle funzioni della barriera, favorendo la traslocazione del LPS e supportando l’infiammazione in una sorta di circolo vizioso.

Oltre a regolare il metabolismo degli acidi biliari e l’estrazione di energia dai cibi, il microbioma produce vari metaboliti e derivati fenolici in grado di modulare l’attivazione dell’inflammosoma NLRP3 e di regolare la produzione di muco da parte delle cellule mucipare caliciformi, contribuendo a regolare la struttura e le funzioni della barriera intestinale. Pur non essendoci studi definitivi, possiamo senza dubbio sostenere che curare l’equilibrio del microbioma può giovare al paziente che vuole intraprendere un percorso di calo ponderale.Un intervento mirato volto a risolvere la disbiosi, a ridurre i microorganismi potenzialmente patogeni, gli stimoli infiammatori e a ripristinare l’integrità e le funzioni della barriera intestinale è quindi consigliato per tutti coloro che intraprendono u percorso di riduzione del peso.

L’inulina e i frutto-oligosaccaridi (FOS) sono fibre prebiotiche selettivamente fermentate da microorganismi benefici del microbioma intestinale e diversi studi hanno dimostrato il loro ruolo positivo nel contrastare l’obesità e le alterazioni metaboliche.

In conclusione del percorso, si può consigliare una integrazione di vitamine e minerali in associazione con glutammina e sostanze bioattive quali curcumina, quercetina, estratti di tè verde titolato in EGGG al 50% e acido alfa-lipidico, ad azione nutriente e trofica per l’epitelio intestinale e per completare l’azione infiammatoria e antiossidante.

Nel soggetto sovrappeso/obeso la disbiosi intestinale non è associata solamente alle alterazioni metaboliche e alla disfunzione della barriera intestinale, a causa di traslocazione del LPS e infiammazione sistematica. Studi recenti, condotti sia nel modello animale, hanno evidenziato il ruolo della disbiosi anche nell’alterazione della motilità intestinale. Il soggetto sovrappeso oppure obeso spesso soffre di stipsiLa disbiosi intestinale à anche associata ad alterazioni della contrattilità neuro-muscolare e della sintesi di neuromediatori, come la serotonina che svolge un ruolo importante nella regolazione della motilità intestinale. Gli acidi grassi a catena corta sono in grado, tra gli altri effetti, di stimolare la sintesi di serotonina.

Microbioma e dieta chetogenica

La presenza di specifici componenti prebiotici, quali fibre, omega-3, polifenoli è fondamentale per sostenere la crescita di microorganismi benefici che supportano funzioni fisiologiche positive per l’organismo umano. La dieta chetogenica esercita un forte impatto sulla composizione del microbioma intestinale e nei pazienti

Con epilessia si è visto che tali modifiche contribuiscono all’azione antiepilettica della dieta chetogenica stessa. Diete chetogeniche prolungate per molto tempo potrebbero avere, al contrario, effetti negativi, in quanto si associano anche all’aumento di batteri potenzialmente patogeni, come Fusobacteria e Proteobacteria, che sono associati ad un aumentato rischio di cancro del colon retto.

La disbiosi è presente nella maggior parte degli individui ed è spesso associata a patologie che trovano beneficio da una dieta chetogenica, si possono inoltre riscontrare soggetti non-responder alla dieta , in cui la mancata risposta potrebbe essere dovuta ad alterazioni del microbioma intestinale; infine, l’utilizzo di una dieta chetogenica per un tempo superiore ai tre mesi si correla  ad alterazioni del microbioma intestinale che, se positive nel breve periodo, possono aumentare i livelli di infiammazione e danno intestinale quando prolungate per molto tempo.

In questi casi, si può far precedere l’inizio della dieta chetogenica da un intervento di pulizia intestinale utilizzando sostanze bioattive di comprovata efficacia, come una associazione di acido caprilico, berberina da Berberis aristata, allicina da Allium sativum estratto di origano.